KIPKELION[1] 18 MAGGIO ’89
La lampada che sta sul tavolino
sprizza scintille e sfiamma il calendario:
mi ricorda dei cari Gemma e Mario,
amore grande ridotto a lumicino.
Lui era l’olio, lei era la fiamma,
amor di fuoco, adesso spento affetto,
qualcuno s’è fregato lo spaghetto
che dava a Mario il fuoco e l’olio a Gemma.
Son questioni d’amore, senza fine,
fatti di cuore, meritan rispetto.
Ma se d’amore cerco le ragioni,
quelle giuste per viverne e morire,
l’amore vero, non «le mie prigioni»,
l’amore che ama, che ti fa fiorire,
allora trovo Gesù Nazareno,
che ci fu crocifisso sulle spine,
spirito che brucia legna verde e fieno
e fa desiderar la stessa fine.
E me ne faccio pronto una ragione
da offrire a questo lucido acciarino
che ho qui davanti, a mia disposizione.
Ma a volte, muto e col fiato piccino
tremo per questa stramba vocazione
ad essere soltanto un accendino.
O più semplicemente uno stoppino.
E forse, da fratello,
neanche quello.
[1] * Montagna nella regione di Kericho (Kenya).